Shane and Maggie: A Portrait of Domestic Violence

 

La violenza domestica è un crimine largamente invisibile.

Solitamente ne sentiamo parlare solo in modo fioco tra le mura di casa e lo vediamo solo manifestato dal giallo e viola sbiadito dei lividi di una donna che “ha sbattuto contro il muro” o “è caduta dalle scale”.

Raramente si limita a un solo evento, e raramente si ferma.

Il mio progetto “Shane and Maggie” cerca di rappresentare l’abuso domestico come un processo, piuttosto che come un singolo incidente, esaminando come il modello dell’abuso si sviluppa ed eventualmente culmina, ma vuole anche far vedere gli effetti che provoca a breve e a lungo termine sulle vittime, i loro famigliari e l’abusatore.

I nostri unici incontri con questi abusi avvengono vedendo le vittime durante il giorno, dopo aver sofferto. Questo progetto è un punto di partenza perché ho testimoniato l’intera relazione di Maggie e Shane, da un mese dopo l’inizio del loro corteggiamento, fino alla sua fine, che ha lasciato lei coi lividi e lui con le manette.

Ho continuato a seguire Maggie, visto che la sua storia non si conclude con l’arresto di Shane. Maggie si è trasferita in Alaska, nella speranza di riunirsi col marito Zane, che è il padre dei suoi due figli, un soldato. Il mio secondo obiettivo è di esaminare gli effetti a lungo termine degli abusi che lei ha subito sulla sua nuova relazione, sui figli e sulla percezione che lei ha di se stessa. Osservando le similitudini tra il disturbo post-traumatico da stress di cui Maggie soffre, e quello che sente il marito, anche lui affetto dalla stessa nevrosi, è possibile esplorare le similitudini tra la Guerra che combattiamo all’estero, e quella che invece combattiamo tra le mura domestiche.

LODI

World.Report Award | Premio Italiano di Fotogiornalismo 2013 – Spot Light Award