“Nobody claps anymore”

“Fotografiamo le cose per scacciarle dalla nostra mente. Con le mie storie io tengo gli occhi chiusi”– Kafka

L’evoluzione cronica delle nostre vite può generare cancri emotivi.

Da giovani, questi cancri sono piccolo e neoplastici. Per alcuni, questi piccoli fastidi crescono a dismisura fino a diventare mostri che opprimono e paralizzano. Nobody claps anymore è la mia risposta ai miei cancri emotivi: rimpianto, isolamento, ansia e depressione. È la mia terapia de facto.

Le mie opere fotografiche parlano di drammi emotive che spesso si rivelano in momenti di quieta solitudine tra le mura domestiche. L’uso della luce cinematografica mi consente di drammatizzare questi momenti.

Il titolo della serie, Nessuno applaude più, è ispirato a una rivelazione emotiva che ho vissuto durante l’atterraggio del mio aereo a Melbourne. Centinaia di tonnellate di metallo, che trasportano centinaia di passeggeri, luccicano silenziosamente per un istante prima che le ruote tocchino terra. Il muso dell’aereo è lanciato in avanti. Gli inversori di spinta rombano e l’areo decelera rapidamente. L’aereo lascia la pista e percorre la corsia dei taxi, e le commettiture del pavimento si fanno sentire mentre si muove pesante verso l’arrivo. Infine, l’aereo parcheggia e sento il suono delle cinture, delle lampo e delle borse. Tutto accade in silenzio. Nessuna voce si alza. Nessun applauso.

Il pubblico si è dimenticato di applaudire.