“GLI ALTRI E TU” (come pensi che ti vedano gli altri)

Catturare l’invisibile è una tentazione comune a chi maneggia un obiettivo. Ho dovuto vincerla perchè niente come le differenze di genere, con il loro portato culturale di pregiudizi e stigma, oggi rintuzzano un voyeurismo antisolidale e giudicante, interessato più a normalizzare che a capire. Questo mio progetto artistico usa un errore della tecnica, la sfocatura, per rappresentare chi spesso viene considerato un errore, e ne abrade la fisionomia perchè in primo piano giunga la sostanza umana, il vissuto comunque complesso e coraggioso di persone per le quali i tre generi canonici sono soltanto una delle possibili combinazioni in cui l’affettività canalizza energia ed emozioni. Quale siano le altre spetta a loro, protagonisti di una transizione epocale, dirlo, di pugno, con frasi che si impongono sulle due dimensioni della carta e ci ricordano che essere se stessi è un dovere prima che un diritto. Non è un caso se il titolo del progetto, “GLI ALTRI E TU”(Come ti vedono gli altri) mette a fuoco, per contrasto, il lavoro interiore compiuto da ognuno dei miei soggetti nel confrontarsi con lo stigma. Esiste un luogo, un visibile dove ci è dato essere la persona che vediamo allo specchio o questa immagine non può che essere filtrata dall’opinione che altri hanno di noi? Gli scatti di seguito sono il frutto di un lungo e appassionante studio estetico su come superare questo Impasse, in nome dell’individuo e della sua centralità nelle scelte dei singoli. Nel tradurre in termini ottici il concetto mi è venuto in soccorso lo strumento di una tecnica affine alla fotografia, la pittura, nella quale l’alternanza di pennelli a punta fine, per segni netti come le frasi sovrapposte alle immagini, o spessa, come la dissolvenza dei tratti e dei paesaggi, conferisce tridimensionalità a ciò che altrimenti rimarrebbe inerme e soprattuto muto. I miei compagni di viaggio, che ringrazio per aver condiviso non solo un set fotografico ma un percorso di autoconsapevolezza, parlano, anzi scrivono e obbligano colui che guarda a farlo con i loro occhi e forse un po’ anche con i miei. Ogni foto è costruita su precisa analisi di contenuto e forma, risponde sia al profilo del soggetto sia ai requisiti di un puro prodotto artistico, scandagliando il vincolo tra ambiente e autorappresentazione alla base di una ricerca che sto compiendo in contesti molto eterogenei, dalle comunità scolastiche a quelle di accoglienza per rifugiati politici. Non so mai che cosa troverò alla fine della pellicola. Anch’io in questi tempi indecifrabili mi pongo domande ma forse la risposta non è così importante come lo è stata in passato.