“Silent Family – la famiglia di Stella”

Nel XXI secolo l’opera d’arte è passata da site-specific a time-specific e da in situ a in socius.

In alcuni casi si può parlare di vera e propria “relazione di scambio” tra l’artista e le persone chiamate a partecipare ad un progetto creativo. Alla base di questa “relazione” ci sono interessi diversi: l’artista, solitamente, cerca il risultato estetico, mentre le persone si fanno coinvolgere in un’esperienza creativa per motivi differenti: ludici, ricreativi, ma anche economici, pubblicitari e persino terapeutici.

Sul fronte terapeutico gli esempi non sono molti e tra l’altro le notizie che giungono dal mondo dell’arte non riportano dati relativi i benefici prodotti dalla pittura, dalla scultura e dalle performances sull’essere umano.

Il valore terapeutico interessa solo relativamente l’arte e di solito l’artista non pensa al suo lavoro in relazione ad un’azione curativa.

L’artista Mandra Cerrone, come i suoi colleghi, persegue nel suo lavoro un intento prevalentemente estetico e non concepisce il suo progetto, denominato Silent Family, da un punto di vista esclusivamente terapeutico.

Silent Family, infatti, non è la soluzione ai problemi relazionali che il tempo ha sedimentato nel palinsesto esperienziale delle persone. Ciò nonostante sono sempre in molti a partecipare ai tableaux vivants resi possibili da Mandra Cerrone la quale cerca di cogliere dalla rappresentazione delle storie umane uno scatto fotografico che va oltre la superficie per giungere nell’immateriale.

Mandra Cerrone “scolpisce il tempo” attraverso il flash; il risultato è una sinfonia visiva diafana, eterea, impalpabile. Il lavoro esprime una particolare tensione espressiva e formale creata attraverso la messa in scena di profonde e inquietanti meditazioni visive relative a questioni esistenziali e metafisiche fondamentali. L’artista, attraverso il coinvolgimento delle persone nelle Family, si interroga sulla vita, la morte, la trascendenza, la rinascita, il destino individuale e collettivo, il rapporto fra la realtà esterna e quella interiore.

In Silent Family la materia umana è contenuta in un mandala in cui sono custoditi la psiche, le azioni inconsapevoli, i segreti, le paure e gli episodi più incisivi della vita delle persone. In questo “labirinto relazionale” Mandra Cerrone coglie la bellezza più profonda delle persone e queste, attraverso la fotografia che racconta la propria famiglia, sono invitate ad interpretare i gesti “messi in scena”.

L’aspetto terapeutico del progetto, se così può essere inteso, diventa inequivocabile nel momento in cui l’artista chiede alle persone di interrogarsi sulla qualità dei legami parentali rappresentati. In questo frangente Mandra sollecita i partecipanti delle family a guardare con attenzione la propria immagine di famiglia per comprendere gli eventuali impedimenti che condizionano la loro esistenza.

Le Silent Family sono azioni silenziose: “composizioni sceniche” dove la parola è sostituita da “istantanee gestuali”. Potremmo definire il risultato “tele virtuali”, in cui i colori e le forme sono soppiantate da “pesanti catene” familiari. Nel momento in cui i partecipanti individuano i limiti e gli impedimenti ricorrenti nella loro genealogia possono “lavorare” per far sì che tali dinamiche non si ripetano più nel proprio presente ed evitino d’incidere ancora sul proprio futuro.

Ivan D’Alberto