Fuoco Amico – Ritorno ai Balcani”

Tra il 1995 e il 1999, le forze militari della NATO furono impiegate per ristabilire l’ordine nelle province indipendentiste della Jugoslavia. Durante il conflitto, l’esercito degli Stati Uniti utilizzò armi arricchite con miscele di uranio impoverito. I soldati italiani, non informati della pericolosità di tali armamenti, furono esposti alla contaminazione in misura maggiore rispetto al personale di altri contingenti presenti. Per questa ragione, molti di loro hanno sviluppato nel tempola cosiddetta Sindromedei Balcani, una serie di tumori, tra cui il più frequente è il linfoma di Hodgkin. Ad oggi almeno 250 militari sono morti e 2500 sono affetti da tale sindrome, senza che l’esercito italiano o il Governo abbiano mai ammesso le loro mancanze nel fornire indumenti protettivi ed istruzioni specifiche su come evitare la contaminazione.

Dieci anni dopo il conflitto, alcune aree e zone industriali che furono teatro dei bombardamenti, non sono state bonificate dalle scorie di uranio impoverito, e testimoniano quali possano essere a distanza di anni gli effetti tragici della guerra.