European Dream | Road to Bruxelles

Palazzo Penna – Salone di Apollo – h. 18-20

Ingresso libero

Interverranno

Alessandro Penso

Alessandro Penso è profondamente impegnato nel sociale, e negli ultimi anni si è concentrato sul tema dell’immigrazione nel Mediterraneo, in particolare sui centri di detenzione a Malta, sulla situazione dei lavoratori migranti nel settore agricolo nel sud Italia, e sui giovani bloccati in un limbo in Grecia. Vincitore di numerosi premi tra cui  PDN Photo Student Award, il PDN Photo Annual Award, Px3, il Project Launch Award in Santa Fe nel 2011, il Terry O’ Neill TAG Award nel 2012 ed il Sofa Global Award nel 2013. Nel 2013 Alessandro ha vinto il primo premio General News Singles al World Press Photo e ha ricevuto un finanziamento dalla Magnum Foundation Emergency Fund per il progetto “Refugees in Bulgaria”

Antonio Carloni

Fondatore e direttore del festival “Cortona on the move”

Il progetto

Centinaia, migliaia. Nascosti nelle aree industriali abbandonate che circondano il porto di Patrasso, nella vecchia stazione in disuso nel centro di Corinto, nei ‘buchi urbani’ che punteggiano il paesaggio di Atene ferita dalla crisi. Sono i ragazzi, alcuni giovanissimi, che ho seguito in questo lavoro.

Arrivano dopo viaggi disperati dalle guerre che negli ultimi anni hanno martoriato i loro paesi. La guerra però, per loro, non è stata che l’inizio della tragedia. Coloro che provengono dal Medio Oriente e dall’Asia centrale tentano di raggiungere l’Europa attraverso la sua porta orientale, la Grecia.

Qui restano bloccati, tra controlli di sicurezza sempre più aspri e un razzismo dilagante che spesso degenera in violenza neonazista.

Per molti c’è la speranza di poter ricostruire una vita impossibile da vivere nel paese d’origine. I ragazzi afgani, giovanissimi, che ho incontrato, fuggono dalla militarizzazione forzata praticata dai talebani in Afghanistan, successivamente dalla guerra che ha coinvolto il paese nel 2001.

Molti altri, in fuga dal rovente Nordafrica in rivolta, nella speranza di potersi vedere riconosciuti i diritti negati dalla radicalizzazione della violenza nei paesi di provenienza. Persecuzioni a causa di motivi religiosi, etnici, di opinione politica potrebbero far ottenere loro lo status di rifugiati nei Paesi dell’Unione, ma certamente non in Grecia. Per questo motivo sono costretti a nascondersi, perché un’eventuale schedatura da parte della polizia greca significherebbe la fine del sogno di un’accoglienza sicura in Europa. Lo dice il regolamento di Dublino, la legge Ue sulla competenza in materia di concessione dell’asilo, secondo cui il primo Stato in cui si viene identificati è quello a cui spetta il diritto e il dovere di decidere se concedere lo status di rifugiato o meno, indipendentemente da dove viene presentata la domanda.

I paesi dell’Europa del sud si sono ritrovati ad essere contemporaneamente i più colpiti dall’affluenza e anche i più poveri di risorse economiche per sostenerne la gestione. Le difficili condizioni sociali interne hanno dato origine a fenomeni di chiusura culturale, di xenofobia e di violenza che rappresentano per chi arriva un ostacolo invalicabile per raggiungere il godimento dei più basilari diritti umani.