“Dependency”

 

Il mondo che viene a delinearsi richiede di essere esplorato con linguaggi artistici differenti, nell’ambizione di cogliere in profondità le più estreme frontiere del reale. La fotografia italiana degli ultimi vent’anni sta rinnovando il suo atteggiamento nei confronti di una realtà in continua evoluzione, distaccandosi dai cliché del passato e maturando nuovi impulsi che oggi trovano opportunità d’espressione proprio nel mezzo fotografico. Ironia e spiazzamento, strategie di comunicazione sempre più diffuse nella cultura attuale, sono quelle scelte da Giovanni Presutti in Dependency, opere fotografiche che riflettono sulla dipendenza come strumento di sopravvivenza alla vita contemporanea.
Con grande capacità di sintesi l’autore restituisce un ritratto veritiero della nostra società, facendoci sorridere di fronte alle singole immagini, ma soprattutto favorendo un’accurata riflessione d’insieme sull’uomo che, attraverso un eccesso di comportamenti e la conseguente assuefazione, mette a nudo le proprie debolezze, quella fragilità di fondo che nonostante cerchi di mascherare si delinea come suo tratto distintivo. L’autore è capace di penetrare nel vivo di una situazione restituendo informazioni su chi siamo e su ciò che contraddistingue l’epoca odierna. Dopotutto la fotografia continua a rimanere un racconto di luoghi e di persone, di continue e sistematiche esplorazioni intorno a una realtà in continua mutazione.
Che siano le medicine o il fumo, l’alcol o la televisione, il sesso oppure lo shopping, non importa, ognuno ha la propria dipendenza, un’occupazione ossessiva che si manifesta in modo compulsivo, da leggersi come un campanello d’allarme, il sintomo d’esordio di un malessere che aleggia sul singolo e si estende sull’intera società. Presutti però non sceglie l’approccio drammatico, non vuole appesantire il discorso come invece fanno alcuni fotografi della sua generazione, non c’è retorica nelle sue fotografie, il suo sguardo è ironico ma profondo, divertito ma critico, le immagini sono impaginate con grande rigore e pulizia, i colori, dove presenti, sono accesi e calibrati in modo da guidare lo sguardo del fruitore sugli aspetti più significativi.
Il linguaggio utilizzato da Presutti è affine a quello della moda e della pubblicità, entra nel dibattito sociale senza enfasi come Oliviero Toscani in alcune sue celebri fotografie, privo però di quello stile dissacrante a tutti i costi. Mette in scena i suoi sogni, le idee e gli incubi come fa Maurizio Cattelan nel progetto editoriale Toilet Paper attraverso l’obiettivo di Pierpaolo Ferrari. A Giovanni Presutti piace divertirsi con le immagini costruendo senza timore un collegamento tra fotografia commerciale e arte.
Luca Panaro – Critico d’arte – www.lucapanaro.net