“Monia”

 

Anteprima nazionale

 

“È lì, immobile, trattiene il respiro. E punta gli occhi, come se non volesse perdersi niente. Cerco di avvicinarmi per capire cosa vede che io non vedo.
Lo faccio da quando era bambina. La guardo, mia sorella, che si ferma, e sembra che fermi il tempo. E se la guardo per un po’ lo vedo che qualcosa in lei si muove dentro, come una forza che la spinge, e la fa andare verso le cose.

Le tocca, le cose, senza sapere bene come fare, come fosse sempre la prima volta. Con meraviglia, con esitazione. Come se sapesse che appartenere alle cose rende più felici che possederle, che toccare non è sempre bello come desiderare di farlo, che quello che la attira è meglio che resti lì dov’è. Deve essere per questo che le piacciono tanto la luce, l’acqua, le ombre, le cose che cerca continuamente di toccare. Le piace tutto quello che le sfugge“.

Questo lavoro è iniziato sei anni fa, in silenzio. Le fotografie sono venute prima, prima di qualsiasi storia, o della storia a cui appartengono. Sono frutto di un’esperienza e della voglia di raccontarla.

Monia è disabile dalla nascita. Vive di abitudini, gesti semplici e lunghi momenti in cui non c’è parola né azione. Un mondo distante da tutto, solitario, confinato, ma non vuoto; dove il tempo è fatto di attimi, un presente che non ha bisogno di proiettarsi nel futuro.

Fotografarla è un atto di conoscenza e di ricerca. Un modo per capirla, di domandarmi cosa pensi e cosa desideri. Dalla vita, da me. Presto non sarà più soltanto un avvicinarsi attraverso la fotografia, quello che mi porta a lei, per ricordarne i gesti e gli sguardi con cui sembra toccare e guardare il mondo. Presto sarà parte della mia vita, sarà con me che dovrà confrontarsi, ogni giorno, con il mio modo di vederla e di amarla. Raccontare lei e la sua vita è il primo passo per entrare uno nella vita dell’altra, con la gioia e la fatica dell’incontro.